Different Perspectives

Premessa

Questo non è un romanzo storico. Non è nemmeno un diario. È qualcosa di più antico e più fragile: un racconto che non dovrebbe esistere. Perché Cartagine è stata cancellata due volte. La prima con il fuoco, il sale e il ferro, quando Roma la rase al suolo nel 146 a.C. e ne maledisse il nome. La seconda con il silenzio, quando il mondo dimenticò che Qart-Hadašt — la Città Nuova — era stata non solo potente, ma saggia, sensuale, cosmopolita, viva. Eppure, qualcosa è sopravvissuto. Non nelle pietre, ma nelle ombre che si muovono tra le parole. Nei silenzi tra i gesti. Nel profumo dei gelsomini che sale ancora dai cortili di Byrsa, anche se nessuno sa più da dove viene. Questo racconto nasce da un’idea semplice: il passato non passa mai. Si nasconde. Aspetta. E a volte, come un’eco che attraversa i secoli, ritorna in forma di sogno, di tocco, di sguardo. Diventa presente. E io, che scrivo queste parole, non so chi sono. Forse sono un mercante di porpora, forse uno scriba del tempio di Tanit, forse un uomo di oggi che crede di ricordare una vita mai vissuta. So solo che qualcuno mi parla attraverso il tempo. E io, per non spezzare il filo, scrivo. Ogni puntata di Lo Scriba di Cartagine è un affioramento: un frammento di memoria che emerge dal fondo del Mediterraneo, come un’anfora sigillata che galleggia dopo duemila anni. E dentro, non c’è vino. C’è un respiro. Un nome. Un amore. Qui, tra le mura di Byrsa e i giardini di Megara, tra il banchetto dei mercenari e il silenzio del cantastorie, scoprirai che la storia non è mai finita. Che ogni volta che un bambino chiede: “Chi era Cartagine?” il faro si riaccende. Che ogni volta che qualcuno rifiuta di semplificare il dolore altrui, il filo di Arianna si tende di nuovo. E forse, il motivo per cui Cartagine fu distrutta non fu la guerra, ma il fatto che sapeva troppo del futuro. Che la sua verità — fatta di donne potenti, di commerci senza confini, di memoria come potere — sarebbe tornata. Ancora. Sempre. Questa è la mia missione: non ricostruire una città. Riaccendere una voce. Perché finché c’è chi ricorda, Qart-Hadašt non è morta. E tu, lettore, non sei qui per caso. Sei qui perché il passato ti ha cercato. E ora, mentre leggi queste parole, il vento tra i gelsomini si ferma. Come se la città trattenesse il fiato. Benvenuto. Lo scriba ha iniziato a scrivere. E il racconto, come il tempo,

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Lo scriba - Cartagine

Lo scriba 1° e 2° puntata

Lo Scriba III Puntata: Il Velo del Labirinto