Non è solo politica. È umanità in caduta libera.
Questo non è un articolo di geopolitica. È un grido. Un monito. Un invito a svegliarci prima che il coma diventi irreversibile. Perché quando smettiamo di chiamare le cose con il loro nome — guerra, ingiustizia, ipocrisia — perdiamo non solo la parola, ma la coscienza. E senza coscienza, non c’è futuro.